Il nonno della regista emigrò in Libia dalla Sicilia a Tripoli negli anni Trenta, nel bel mezzo della guerra coloniale condotta dall'Italia contro la Libia, e decise di restare. Martina Melilli tratteggia l'immagine di una città lontana a partire dalle conversazioni con suo nonno a Padova, dalle foto, dalle scene improvvisate per strada pubblicamente, dalle Polaroid e dai ricordi. Poiché la regista non ottiene il visto per la Libia, chiede al giovane Mahmoud di essere il suo sguardo a Tripoli. Dagli scambi tra i due emerge una immagine complessa delle contraddittorie e a volte violente relazioni tra Italia e Libia, ma anche un nuova prospettiva sulle vite dei personaggi.