Louis è francese, vive la solita vita dei bambini della sua età, tra scuola, giochi solitari, amicizie e liti con compagni prepotenti. Ha chiaramente tratti cinesi e vuole sapere chi è suo padre. La madre non gliene parla mai, è troppo addolorata per questo passato, ma lui, un po' alla volta, riesce a ricostruire pezzi di verità. È soprattutto l'arrivo di una famiglia di profughi cambogiani, amici dei suoi genitori, che gli permette di conoscere quanto è accaduto. Il padre è finito in prigione e lui immagina che fosse un criminale, ma la vicenda è più complessa.
Il padre, nel regime di Pol Pot, era colpevole di essere cinese, chirurgo e persona colta.
Il racconto ricostruisce in modo fedele una realtà tragica, ma si sviluppa delicatamente con i pensieri e i sentimenti del bambino, con le sue fantasie, con il dialogo con il suo uccellino morto, attraverso immagini simboliche, dense ed emozionanti.
Louis vorrebbe vedere il papà, vorrebbe che quello che è successo non fosse mai successo, vorrebbe, ora, non sapere niente, ma non è possibile, nemmeno pregando, nemmeno con centomila giornate di preghiera. È necessario invece ricordare.