Fabrizio Gatti è giornalista e scrittore, dal 2004 inviato per il settimanale “L’espresso”. Conduce molte inchieste sotto copertura per raccogliere sul campo le informazioni condividendo la vita delle persone che vuole intervistare. Laddove la trasparenza non esiste e la stampa non è democraticamente ammessa, questo giornalista è voluto entrare ugualmente infiltrandosi con false identità.
È stato arrestato come kosovaro per verificare se davvero la civilissima Svizzera arrestava i profughi con i loro bambini, si è trasformato in rumeno per farsi rinchiudere nel centro di via Corelli a Milano, in curdo per entrare nel centro di permanenza temporanea a Lampedusa. Ne sono nati i servizi per L'Espresso, ma anche dei libri-verità di insostenibile pathos a riflettere sia la passione umana che anima il suo lavoro sia le sue doti di scrittore.
Ha condotto altri importanti servizi sui rapporti economici tra Italia ed Eritrea, "L'amico Isaias", il dittatore Isaias Afewerki, sulla sanità, sulla sicurezza nei trasporti pubblici milanesi.
É stato premiato più di una volta per il coraggio e la determinazione con cui si dedica al suo lavoro: nel 2007 riceve il Premio Giuseppe Fava per le sue inchieste sui clandestini di Lampedusa e sugli sfruttati nei campi di Puglia, nel 2008 il premio letterario internazionale Tiziano Terzani per il libro “Bilal”.
Per ragazzi ha pubblicato nel 2003, “Viki che voleva andare a scuola. La storia vera di un bambino albanese in Italia” (Fabbri).
L'eco della frottola. Il lungo viaggio di una piccola notizia sbagliata, Rizzoli, 2010