Un racconto autobiografico di un grande disegnatore iraniano.
L'autore, oggi esule a Parigi, racconta cosa gli è successo nel 2006 nel suo paese, a causa di una parola azera inserita in un fumetto per bambini: scarafaggio. Nel supplemento per l'infanzia di un settimanale iraniano aveva disegnato un dialogo tra un bambino ed uno scarafaggio. Questa semplice parola, per altro di uso comune, ha scatenato sommosse dando il via all'espressione di insofferenza degli azeri, popolazione di origini turche che vive nel nord del paese, perseguitata dal regime di Teheran. Questo reprime con violenza le manifestazioni di massa, sparando sulla folla e imprigiona il disegnatore e il suo editore, accusandoli di aver fomentato la rivolta.
Dopo due mesi di carcere Mana Neyestani ottiene un permesso temporaneo e viene scarcerato, fugge allora con la moglie a Dubai e cerca di arrivare in Europa affidandosi a trafficanti e strani passaggi da un paese all'altro, dato che le sue richieste di asilo vengono respinte. Arrestato dai cinesi ed espulso, rientra in Malesia dove si iscrive all'università per aver diritto a rimanere. Nel 2011, con l'aiuto di Reporters sans frontières arriva in Francia.