Wangrin, giovane diplomato nella ‘scuola degli ostaggi’, dove le autorità coloniali francesi inviavano i figli dei notabili africani, comincia la sua attività come maestro di scuola. Diventa poi interprete e sempre più potente e ricco attraverso infinite avventure ed intrighi, ma conclude la sua esistenza da ‘straccione e filosofo’. Sospeso tra la dimensione epica e quella picaresca, il romanzo offre uno spaccato vivo delle abitudini nella società coloniale francese d’inizio Novecento ed un documento delle tradizioni africane a metà strada tra animismo e Islam. La scrittura mescola, anche nel lessico, cultura occidentale e cultura africana, come solo poteva fare uno studioso come Hampatè Bâ.