
Mujcic ritorna, con questo romanzo, alla sua Bosnia e alla guerra di cui quest’anno è stato ricordato il trentennale della strage di Srebrenica. Ci fa fare un salto temporale all’indietro: l’ambientazione precede infatti gli eventi bellici e fa rivivere tutte le dinamiche, le paure, l’incredulità, la speranza, la disillusione che le persone hanno vissuto e che i personaggi del romanzo reincarnano. I protagonisti sono tre in particolare: Nene, un artista che immagina di realizzare un’opera che testimoni il mondo in cui la sua generazione è cresciuta e di cui presagisce la scomparsa; Merima, l’amica degli anni della scuola che lui ritrova dopo aver deciso di rientrare nel suo villaggio d’origine, che crede nella politica e si impegna contro i nazionalismi che si profilano sempre più minacciosi, e infine sua figlia di otto anni, Eliza, che colpisce per la sua ingenua caparbietà e desiderio di capire dove sia suo padre, di cui conserva gelosamente solo un biglietto di auguri, e che ha senza dubbio ereditato la tempra della madre.
In teoria della letteratura, si parla di focalizzazione zero quando il punto di vista appartiene a un narratore che è onnisciente. Leggendo questo romanzo, a trent’anni dalla guerra che qui non si racconta ma che si annuncia, anche chi legge si sente, amaramente, onnisciente: tuttavia, nonostante si conosca il desolante epilogo storico di quella vicenda e la giustizia che non è stata compiuta del tutto, l’autrice riesce a costruire una narrazione che tiene sospesi e sospese sino all’ultimo, forse nella speranza che, almeno nella finzione narrativa, qualcosa possa andare diversamente.
Le figure femminili sono quelle con le quali si empatizza maggiormente in questo romanzo: Merima e Eliza sono tenaci, la prima fin quasi ai limiti della cecità, poiché solo alla fine si arrende all’ineluttabile disgregazione dei suoi ideali e del suo sogno politico, la seconda per la curiosità scapestrata e discola che rappresenta, a parere di chi scrive, forse l’unico filo di luce in un futuro pieno di nuvole grigie.
Non ci è dato sapere cosa ne sarà dei personaggi e delle personagge della storia, molte questioni restano sospese, ma nonostante ciò non si ha la percezione di una mancata conclusione, forse perché, a posteriori, la storia ce la ha amaramente mostrata.