Il primo romanzo di Christiana de Caldas Brito si presenta come un testo finemente strutturato, con una trama molto fitta e, quasi, ad incastro. Se lo si potesse descrivere metaforicamente, potremmo visualizzare l’immagine di un filo circolare che si dipana a partire dalla prima pagina e si unisce alla sua estremità, formando un cerchio, nell’ultima.La storia, ambientata a Rio de Janeiro, deve molto alla biografia dell’autrice (nata in questa città) ed i suoi personaggi appartengono a quella parte di popolazione che è costretta ogni giorno ad una vita di fatica e lavoro, per non dire di stenti. Nonostante la condizione di grande povertà non si dà una visione pietistica dei personaggi, che invece si caratterizzano per la loro resistenza e caparbietà nell’affrontare situazioni molto difficili e nel non piegarsi a queste; una sottile vena malinconica, che spesso affiora nella narrativa dell’autrice, in cui sino ad oggi la forma racconto ha prevalso, attraversa anche questo testo, senza, tuttavia, trasmettere un’idea di rassegnazione.Il filo che unisce il romanzo, a partire dal titolo, è l’acqua, nelle sue più svariate forme: essa scandisce la vita ed il tempo degli abitanti di Rio, i carioca, nonché la struttura del testo stesso in cui ogni capitolo vede come titolo, ad esempio, Nuvole scure, Lampi, Tuoni, Raffiche di vento. Si tratta di un romanzo che si legge tutto d’un fiato, con una trama avvincente, leggero ma non superficiale.
Il libro è stato presentato nella trasmissione radiofonica Cammei della Rai regionale del Trentino Alto-Adige il 3 aprile 2009, ore 16.00