Il passaggio della linea è un ‘viaggio’ lungo l’Italia cadenzato dal ritmo dei treni espressi a lunga percorrenza, da tempo abbandonati ad un destino di lento degrado, che attraversano la penisola da sud a nord e viceversa, in un percorso che va dalla notte al mattino. Una carrellata di paesaggi, architetture, volti, dialetti e voci, vite che si mescolano in un corpo unico a bordo dei treni.
All’interno degli scompartimenti spogli si intrecciano le vite di passeggeri che spesso parlano lingue diverse e portano con sé storie lontane.
Il grande viaggio (titolo originale del film) è quello che ogni buon musulmano nella vita deve compiere alla Mecca, sede della religiosità araba e meta verso la quale si rivolgono le preghiere. Mustapha, un uomo ormai anziano emigrato a Marsiglia anni orsono, e oggi deciso, prima che sia troppo tardi, a ricongiungersi con il suo Dio e ad affrontare quel viaggio che non ha mai avuto la possibilità di fare. Chiede, senza possibilità di rifiuto, al figlio adolescente Réda di accompagnarlo. Insieme, con una macchina arrangiata, attraversano l'Italia, l'ex Jugoslavia, la Bulgaria, la Turchia e infine approdano in Arabia Saudita.
Due faccendieri italiani, Fiore (Michele Placido) e Gino (Enrico La Versa), vivono l'Albania post-comunista. Loro vogliono comprare una fabbrica statale per pochi soldi, ma c'è un ostacolo: hanno bisogno di un socio albanese. Trovano il candidato ideale in un ex leader del regime, Spiro Tozaj (Carmelo di Mazzarelli). Si tratta di un vecchio malato, matto e solo, che ha scontato trent'anni di lavori forzati… Tutto va per il verso giusto: Fiore torna in patria e lascia Gino con le tasche piene di soldi in un paese straniero dove basta essere italiani per ottenere quello che si vuole. Ma alla vigilia di concludere il contratto, il vecchio fugge…
Dei genitori tibetani fanno partecipare i loro figli a una pericolosa, spesso mortale marcia attraverso l'Himalaya verso il Nepal, per dare loro la possibilità di ricevere un'educazione scolastica nella propria cultura e di praticare la loro religione. Maria Blumencron accompagna questo viaggio.
Nasce così un'agghiacciante cronaca che, con l'uso di poche parole e immagini impressionanti, racconta la drammatica fuga attraverso l'Himalaya e l'arrivo al Tibetan Children Villa Dhsrmsala/India.
Il viaggio della speranza di due ragazzi afghani verso l’Europa. Dal campo profughi in Pakistan attraverso l’Iran e le montagne del Kurdistan, la Turchia. Cambiando mezzi di trasporto, passando dalle mani di un mercante di esseri umani all’altro si arriva a Trieste. Poi ancora, Parigi e finalmente Londra. Il film, di fiction, girato con una piccola troupe e telecamere digitali ricostruisce con impressionante realismo situazioni, dialoghi, drammi realmente vissuti.