Luis Beltrán, Rio Negro, Patagonia Argentina: la cinepresa ruota lentamente lungo tutta la linea dell'orizzonte nel tentativo di trasmettere il senso di quella immensità che si trova di fronte. La luce, il vento, la piccolezza dell'uomo, i campi di girasole e di mais a perdita d'occhio ben la trasmettono, poi, in questo ambiente austero, germinano le storie. “Ci penso sempre e non so cosa deve essere stato quello sradicamento per mio padre, arrivare da Bergamo fin qui, dove non c'era assolutamente niente. “
Il Circulo Italiano è il ritrovo, dove si ricorda l’origine della propria famiglia, scrivendo il nome proprio e quello del paese sulle pareti, dove sono state dipinte gigantesche regioni italiane. Molti vengono dall'Italia, partiti dopo la guerra, quando non c'era lavoro e le aziende più importanti invece lavoravano qui, come la Saipen che vi ha costruito importanti opere idrauliche. Oppure erano i più grandi di molti figli ed a soli 17 anni avevano il dovere di andarsene e scaricare dalla famiglia l'obbligo del loro mantenimento. Altri invece sono arrivati in Patagonia per migrazioni interne, da Buenos Aires, lasciando il lavoro edile per costruire invece con orgoglio un frutteto come non ce n'è altri, cercando un clima più salubre per il figlio malato, un posto tranquillo per non imbarbarirsi in una città divenuta pericolosa.
Vivono in una pace inimmaginabile, con ritmi lenti accuratamente radiografati, si dedicano alla passione del teatro o alla raccolta di resti e ricordi per un piccolo museo, pescano e si scambiano ricette. Si lamentano delle formiche e delle carpe, e peccato che ci siano le zanzare. Non è un luogo fuori del mondo, ci si viene perché la Patagonia è di moda, per fare grandi investimenti in terreni e colture intensive. Oppure per cercare un "lugar en el mundo", il proprio luogo, la 'casa', quella sognata e che si può raccontare stanza per stanza anche se i disastri economici dell'Argentina ne hanno allontanato il sogno.