Il titolo del volume di Paolo Barcella è tratto da uno (p.195) tra le centinaia di scritti che l'autore ha selezionato tra quelli presenti presso la sede della Missione cattolica di lingua italiana di Winterthur, nel Canton Zurigo, ad opera di italiani che frequentarono la scuola privata cattolica Dante Alighieri. Tale scelta mette potentemente al centro della questione il lavoro, che viene declinato, nel sottotitolo, con una doverosa precisazione: donne e uomini. Uno degli elementi che spicca nel testo, infatti, risiede nell'attenzione che l'autore rivolge alla componente femminile dell'emigrazione, che trova voce sin dai primi stralci di interviste collocate nel capitolo iniziale del volume in cui si riportano esperienze di lavoratrici partite da sole, nell'immediato secondo dopoguerra. Lo studio copre infatti l'arco cronologico di un trentennio e si fonda sull'analisi non solo di fonti di scrittura popolare ma anche su 102 interviste ad emigranti nonché ad alcuni sacerdoti e suore che hanno operato nelle Missioni cattoliche. Il corposo volume restituisce un quadro complesso del fenomeno migratorio, costruito con rigore metodologico che tuttavia non esclude una sensibilità attenta alle singole individualità che si raccontano. Lo strutturale ricorso a storie di vita, infatti, colloca il volume su di un crinale che se da una parte lo rende un manuale che ricostruisce un quadro complessivo del fenomeno storico, dall'altra la voce delle e dei protagonisti accresce l'empatia rendendo la lettura accessibile anche ai non addetti ai lavori. Lo spazio alle individualità è dunque sempre contestualizzato in dinamiche economiche, sociali e politiche più ampie che rendono evidente il passaggio dalle storie alla Storia e viceversa.
Il volume si articola in quattro capitoli: i primi due si incentrano su aspetti più materiali e concreti, dalle parabole migratorie, alle motivazioni a emigrare, ai luoghi di partenza e agli insediamenti, mentre il terzo e quarto ragionano sulle modalità con cui gli emigranti mantenevano le relazioni a distanza (e in tal caso appaiono interessanti gli scambi epistolari analizzati) nonché sulla percezione di sé e del paese di arrivo che emerge dalle fonti, con una particolare attenzione alla dimensione conflittuale, nel caso in cui questa emergesse. Nel capitolo quarto, risulta particolarmente felice, per la sua trasversalità a tante esperienze di migrazione, passate come presenti, l'espressione "seduti tra due sedie" (p.251) collocata non a caso come titolo di un paragrafo presente in un capitolo che apre a considerazioni di natura sociologica su quel concetto così insidioso e abusato che è l'identità, in cui le citazioni da Sayad a Remotti a Žižek danno misura degli spunti di urgente attualità che un tema come quello dell'emigrazione italiana, spesso liquidato o edulcorato, non smette di sollecitare.
Ultima nota meritevole di menzione: il volume si apre riportando l'esperienza vissuta da Leonardo Zanier, friulano emigrato in Svizzera e sotto sorveglianza, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, della polizia politica segreta svizzera in quanto "comunista attivo" (p.4). Solo nel 1989 emerse l'esistenza di uno schedario con 900 000 schede, di cui 600 000 dedicate a cittadini stranieri, per lo più italiani. Tale vicenda dà misura di come la presenza italiana in Svizzera abbia assunto caratteri che sono andati ben oltre la questione strettamente migratoria per aprire a problematiche di gran lunga più ampie: il fatto dunque, e qui si chiude il cerchio che abbiamo aperto all'inizio, che gli italiani abbiano coinciso di fatto con il proletariato in Svizzera, ha prodotto conseguenze anche in termini di tensioni sociali e politiche che il volume di Barcella mette bene in luce.