LINGUA
SECONDE GENERAZIONI
Le prime voci che ho sentito quando son nato erano italiane, la mia prima parola è stata in italiano, ho imparato a scrivere in stampatello e poi in corsivo in italiano, a leggere in italiano, ad amare la vita in italiano, a odiarla nella stessa lingua.
In classe, alle elementari, mi chiedevano: "Ma ti senti italiano?"
E io rispondevo:"Cosa vuol dire?"
Perchè quella domanda non la facevano a qualsiasi altro mio compagno di classe? perché proprio a me? Io non mi sentivo né italiano né negro, come molti mi chiamavano, io mi sentivo incompreso, una divisione.
Volevo solo essere chiamato Antonio e che mi chiedessero: "Ti va di giocare?"
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Mi vergognavo a parlare in lingala, la lingua della mia terra, di fronte ai miei compagni. Loro poi scimmiottavano le parole. Deridevano il calore che ci metteva papà nell'esprimersi.
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RAZZISMO
Ricordo che ascoltavo sempre Tupac, I see no changes. Avevo dodici anni e vivere in italia non mi piaceva affatto, salire sul bus e avere tutti quegli occhi addosso mi faceva rabbia. "Che vi ho fatto?" pensavo.
"Da dove vieni?" mi chiedevano subito dopo avermi chiesto il nome.
"Ti trovi bene in Italia?"
Rispondevo "sì" per comodità, ma pensavo "io non sono mai stato da nessun'altra parte."
Per me gli italiani erano il proprietario di casa che veniva a riscuotere l'affitto e a lamentarsi degli arretrati, erano gli sguardi diffidenti, erano i "perché non ve ne tornate al vostro paese?", erano gli arroganti che lavoravano in questura.
"Io non riesco a distinguervi, voi neri siete tutti uguali."
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