Anche questo romanzo nasce dall'impegno civile dello scrittore che sente, verso i compagni che non sono potuti sfuggire come lui al carcere e alla morte, un dovere di testimonianza e di memoria. Ha già narrato la loro lotta contro il regime degli ayatollah, ha rivissuto la storia iraniana della seconda metà del '900, ora getta lo sguardo più indietro nel tempo per raccontare al suo pubblico europeo storia e ricchezza delle tradizioni persiane.
"Per mille anni nelle case da tè persiane sono risuonate le gesta degli antichi re. I cantastorie giocavano con le date e davano libero corso alla fantasia per far rivivere i racconti con toni forti e colori vivaci. Spostavano i fatti nel tempo, tralasciavano qua e là qualche episodio e talvolta ne aggiungevano altri."
È quanto fa lo scrittore in questo romanzo che risale ora nelle pagine della storia per raccontare la Persia tra Ottocento e Novecento, all'epoca del Grande Gioco tra Russia, Francia e Inghilterra per il dominio in Asia.
http://www.ilgiocodeglispecchi.org/libri/scheda/il-grande-gioco-i-serviz...
In questo arco temporale di cento cinquant'anni sono numerose le figure storiche riconoscibili e in quella nobile del primo ministro si ritrova il profilo di due visir, uno dei quali antenato di Abdolah.
Il moderno cantastorie tesse come favole le storie di personaggi ambiziosi o irresoluti o interessati, illumina i rapporti tra la Persia ed un occidente velocemente incamminato nella modernità, ma non racconta solo il passato, chiarisce il presente e lo prefigura.
Il dovere della ribellione per il bene comune del paese: il visir parla con il padre della necessità che il re si faccia da parte lasciando spazio a nuovi governanti che rendano moderno il paese, del suo timore di essere ucciso prima di portare a termine il suo compito.
pag. 170-172