Questo lavoro è nato come tesi di laurea, ma risulta di utile lettura non solo agli studiosi. Nicola Bonelli analizza infatti il problema dominante della società attuale: l'impatto delle migrazioni che arrivano ormai nel cuore dell'Europa. Risale indietro nel tempo vedendone le cause, sottolinea le modalità dell'incontro tra autoctoni e stranieri e il canovaccio razzista tipico del colonialismo che si ripete in queste nuove situazioni sia come descrizione del fenomeno sia come approccio politico e legale.
Migrazioni, terrorismo e divisione globale del lavoro hanno nel passato coloniale la loro matrice. La marginalizzazione all'opera nel mondo coloniale si ripete nel cuore stesso dell'Europa, dove non vengono garantiti a tutti allo stesso modo i diritti umani, in condizioni di parità, in particolare non c'è diritto di voce nè di movimento.
C'è stretta continuità tra passato coloniale e la presente condizione di migrante sia per le guerre scatenate nel terzo millennio e l'occupazione militare di Afghanistan, Iraq, Siria e Libia, sia per le rivolte nelle aree metropolitane europee (ad esempio nelle banlieu parigine nel 2005): domina la discriminazione, la vita è soffocata e annientata da forze estranee e dominanti. I diritti umani affermati dal pensiero europeo non sono previsti per tutti, non sono diritto dell'uomo in quanto tale, sono in realtà privilegio di alcuni.
Più che provvedere alle necessità di una cosidetta emergenza è necessario quindi un lavoro culturale di 'decolonizzazione' sia per chi ha instaurato un rapporto da dominatore a dominato, sia per il dominato stesso che si continua a sentire inadeguato e in colpa, diviso tra odio e desiderio di essere integrato. A tanti anni dai movimenti d'indipendenza delle ex colonie risulta ancora attuale il manifesto di Frantz Fanon.
È indispensabile riconoscere il razzismo istituzionale della società europea e in particolare lo deve fare l'Italia che non ha mai affrontato seriamente la realtà storica del suo colonialismo, la profondità dell'adesione alle leggi razziali, non ha mai processato i crimini di cui molti italiani si sono macchiati, ha lasciato morire nel proprio letto i peggiori responsabili, non ha mai ascoltato le voci delle vittime. Anzi. A tanti anni di distanza esalta un criminale come Graziani pretendendo innalzargli un monumento e rigurgita le peggiori pulsioni contro i migranti riprendendo pari pari le espressioni di epoca fascista. Un razzismo popolare mai messo in discussione in un tribunale di Norimberga, ben incacrenito nel tessuto della nazione e agitato nei discorsi dei soggetti più vari fino ad arrivare dalle parole a pratiche razziste e violente. Un razzismo che ha colpito in passato i meridionali in cerca di lavoro nel triangolo industriale, sempre gli zingari e chi fosse sentito in qualche modo 'diverso'.
Gli italiani, e gli europei, vivono uno scollamento tra realtà e coscienza, tra il loro operare e la magniloquente affermazione dei 'diritti umani'. Chiusi nella bolla dell'individualismo e del benessere, restano sostanzialmente indifferenti alle tragedie del nostro tempo, nella migliore delle ipotesi dichiarano la propria impotenza.
E l'analisi di Nicola Bonelli si chiude proprio con la dimostrazione che, se vogliamo, ciascuno di noi può operare per rendere paritaria la condizione degli uomini. La parte finale del testo racconta come si possono minare i muri, abbattere i confini artificialmente elevati tra gli uomini, racconta come è nata l'idea e come si è arrivati alla realizzazione di un corridoio umanitario che ha portato in Italia dal Libano alcune famiglie di profughi siriani. Da un campo in Libano dove sono rimasti per quattro anni in condizioni sempre più difficili, per leggi sempre più restrittive, dove hanno avuto il sollievo di volontari che hanno condiviso la loro vita, sono arrivati ad avere accesso in Italia, alcuni presenti anche a Trento. (A fine 2017 c'è stato l'arrivo previsto anche di migranti dalla Libia.)
La società civile si è fatta carico del problema e ha trovato una possibilità giuridica per risolverlo (la clausola umanitaria dell'articolo 25 del trattato di Schengen), uscendo a forza dalla logica militare che 'protegge i sacri confini'. Persone incapaci di restare a guardare il dolore degli altri hanno costruito massa critica, hanno individuato una soluzione e spinto la politica a percorrerla, aggregando attorno a sè molti che soffrivano nella sensazione di impotenza.
Nicola Bonelli ci dice: dobbiamo essere cittadini attivi, rifiutare innanzitutto la logica che massifica i migranti ed elimina le differenti persone che costituiscono un gruppo tutt'altro che omogeneo. Riportiamo la questione a livello umano: stiamo parlando di singole persone, non di un blocco omogeneo che suscita paure e pregiudizi.
Il migrante è insomma una grande opportunità per l'Europa e l'Italia di affrontare i nodi irrisolti della propria democrazia e del valore degli ideali universali su cui pretende di fondarla. È la possibilità di uscire dall'ipocrisia di secoli e affrontare con realismo e con concretezza sfide difficili ma entusiasmanti.