I due scritti di Massimo Rizzante, "Unire mondi lontani" e Božidar Stanišić, "Nel cerchio azzurro, infinito", con la passione e la cura che entrambi hanno dedicato all'autore, consentono una lettura ed una comprensione approfondita di questi versi del grande scrittore serbo e aprono lo sguardo su una vita ed un'opera consistente e troppo poco conosciuta dal lettore italiano.
Si tratta di un breve e intenso poema di dodici strofe, ciascuna di dieci versi, che a coppie riprendono lo stesso tema: una strofa ripercorre vita, luoghi e persone conosciute dall'autore, la strofa parallela, con un potente "Tu", si rivolge a Belgrado, la 'sua' città, in cui spera di tornare dall'esilio in Inghilterra.
Rizzante sottolinea la coesistenza negli esuli di una visione critica nei confronti del passato in forza di una nuova cultura cosmopolita e insieme di un tormento nostalgico che canta la patria perduta: "Il poeta, consapevole della coesistenza dialogica nella sua stessa voce delle due anime dell'esilio, quella ironico-elegiaca e quella nostalgico-idealizzante, sembra averne voluto sperimentare i diversi stili."
Stanišić ritrova nell'evocazione della Città Madre, a cui aspirano i versi della nostalgia,
l'immagine della Madonna che tiene in grembo il figlio, la Pietà di quel Michelangelo a cui Crnjanski ha dedicato un intero libro. Nella sua postfazione si fa testimone del rilievo culturale dello scrittore serbo, anche in relazione all'arte e alla cultura italiana; nello stesso tempo disegna quadri vivaci, figure e colloqui quotidiani su fondali noti e riconoscibili; e insieme ancora ci lascia intravvedere il suo vissuto e il modo in cui la letteratura si interseca con la sua vita.
Testo serbo a fronte