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L'età dei muri. Breve storia del nostro tempo

Autore: 
Editore: 
Feltrinelli
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2019


Recensione: 

“Chi di noi è ancora in grado di immaginare un mondo senza muri, oggi?” (p.137) Una domanda centrale, quella che si pone Greppi nel suo saggio, dal momento che, se con il crollo del muro di Berlino ci si fosse illusi che una nuova fase stesse iniziando, effettivamente ne è iniziata una, ma che ha visto la crescita esponenziale degli stessi e non la loro fine. Se l’origine dei muri è stata essenzialmente militare, oggi molti di essi servono per nascondere, allontanare l’altro, l’intruso che minaccia lo statu quo, come ben argomenta lo studioso. Il volume di Greppi, seppure evidentemente di natura storica, presenta un approccio narrativo che racconta la nostra età, dei muri appunto, incrociando la vita di quattro personaggi: nel 1941 un soldato della Wehrmacht, Joe J. Heydecker, scavalca un muro per testimoniare la vita, o non vita, dentro il ghetto di Varsavia; contemporaneamente lo storico Emanuel Ringelblum, imprigionato dietro quel muro con la famiglia, raccoglie dati, per non far dimenticare. Quasi mezzo secolo dopo, John Runnings, un reduce canadese della Seconda guerra mondiale, è a Berlino ed è il primo a salire sul Muro per abbatterlo e per questo passerà alla storia come il “Wall Walker”. E nel 1961 Bob Marley, che veniva da una famiglia che avrebbe fatto fortuna con il cemento, stava iniziando a cantare la sua lotta. Un volume dunque che, senza venire meno al rigore della ricerca storica, riesce a raccontare il filo che lega il secondo Novecento, dal punto di vista della costruzione di un numero sempre crescente di barriere di cemento, in cui la guerra ai migranti è uno dei principali motori, a dimostrazione che “in fondo quello che tiene insieme – anche se a fatica – tutte le recinzioni e le barriere dell’età dei muri è il fatto che separino chi possiede da chi non può avere o non ha più” (p.150). Dati alla mano, “se all’inizio del XXI secolo nel mondo i muri erano meno di 20 […] in un quindicennio sono diventati settanta” (p.240). Costruire muri è con tutta evidenza un business in crescita anche se, come verso l’epilogo l’autore racconta – anche forse per mostrare uno spiraglio in mezzo a tanto cemento – su molte di queste superfici compaiono messaggi di rivolta o protesta. Se è vero che i muri del nostro tempo uccidono, tuttavia diventano anche spazio per esprimere dei messaggi di dissenso, manifesti di un pensiero che, almeno con le armi del disegno e della scrittura, provano a trasformare uno strumento di morte nel suo contrario.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti