“Epico”, nel senso etimologico del termine, potrebbe venire definito il romanzo dell’autrice afro-americana Toni Morrison. Epico in quanto Morrison descrive una saga, lunga due secoli, di un gruppo di uomini e donne di colore che fonda un villaggio, Ruby, nell’Oklahoma. Si tratta di un luogo isolato, ai margini più estremi di una società che per secoli li ha esclusi, rifiutati, offesi, obbligandoli alla ricerca di un luogo, teatro della vicenda, che agli occhi di questo manipolo apparirà, almeno all’inizio, un paradiso immacolato e immune da ogni male.
Il meccanismo di fondo che sostiene ed anima la narrazione è la paura nei confronti di chi appare “diverso”, che scatena un odio ed una violenza di matrici razzista e sessista.
Sia nella storia che in questo romanzo – che cronologicamente si apre nel 1976 ma che poi sale a ritroso per duecento anni – tutto ciò che viene percepito come sovvertitore di un ordine costituito, pericoloso per le proprie tradizioni, minaccioso nei confronti di una presupposta pura identità e cultura, viene temuto e, in molti casi, aggredito. È ciò che accade nei confronti di cinque donne – non nere – portate dal loro tragico passato in un ex convento, a poca distanza da Ruby, abitato unicamente da un’anziana donna indiana, anch’essa vittima, sin dall’infanzia, di abusi e solitudine.
Quello di cui saranno vittime, per un’ennesima volta, queste donne, è un viscerale razzismo ad opera della comunità di colore: una sorta di reazione, forse anche un’amara rivincita, nei confronti di una storia che li ha per secoli resi vittime e schiavi e che ora offre l’infausta occasione di scatenare sui più deboli il medesimo meccanismo. Una sorta, dunque, di razzismo al contrario.
Al razzismo si intreccia un profondo sessismo: il fatto che si tratti di donne – che nell’immaginario collettivo vengono dipinte come peccatrici e depravate – legittima maggiormente l’aggressione. Accanto a questo profonda rabbia, un barlume di speranza origina dalla solidarietà che lega alcune donne del villaggio a quelle del convento, che tuttavia non potrà nulla contro le decisioni prese dagli uomini.
Il filo che lega il romanzo non è dunque solo il razzismo verso individui con una pelle di diverso colore, ma anche la discriminazione alimentata dalla differenza di genere, che caratterizza tutta la vita delle protagoniste.
Che l’attenzione alle figure femminili stia a cuore all’autrice è confermato anche dalla scelta stilistica di nominare ogni capitolo del libro con il nome di una di esse.
Paradiso è un romanzo sfaccettato, dall’intreccio complesso, dalle tematiche dense e con riferimenti alla storia d’America che si snocciolano lungo due secoli. Inoltre, i flash back e la non continuativa linearità temporale degli eventi (il romanzo si apre con la scena finale) richiedono al lettore una particolare attenzione.