Sono fatti sotto gli occhi di tutti, ah sì, questo incidente stradale me lo ricordo, sedici persone su un furgoncino... avevo letto di questo incendio nelle baracche... la bracciante italiana morta...
Luca Pernice ha il merito di mettere di seguito tutti i fatti, che abbiamo forse intravisto negli anni sui giornali, riuscendo così a fornire nel dettaglio un quadro completo. Riferito ad una sola zona specifica, il ghetto di borgo Mezzanone, nella ricca Capitanata pugliese, l'ambiente descritto risulta però emblematico. Il giornalista lavora con pazienza, attenzione, ricostruisce la storia degli insediamenti, effettua visite ripetute lungo il corso di anni, osservazioni dirette e tentativi di parlare con le persone coinvolte. Intende raccogliere, custodire e far conoscere le testimonianze e le umane richieste di chi non può far altro che vivere nel ghetto e subirne le leggi. Ricorda chi ha cercato di reagire per salvare la propria dignità e vi ha perso la vita, come il giovane albanese Hyso Telharaj che ha rifiutato di sottostare al caporalato o la giovane nigeriana che probabilmente voleva sottrarsi ai suoi sfruttatori. Chiari esempi di cosa si rischia quando non si vuole obbedire alla legge dei criminali che dominano il campo.
Molte le iniziative da prendere per sanare la situazione, ben al di là delle attività lodevoli che mettono in campo volontari organizzazioni associazioni puntualmente citate per il loro meritorio lavoro, anche oltre i tentativi pubblici di estirpare la piaga del ghetto. Che, se abbattuto solo fisicamente, ogni volta si riforma.
Chi non ha documenti non ha alternative e certo non tutti a Borgo Mezzanone sono criminali. "Abbiamo davvero bisogno di aiuto dagli italiani. Prima di tutto documenti, poi abbiamo bisogno di case."
Sono poche le richieste, ma basilari: ingressi legali, lavoro, casa. Vivere.
La questione non è limitata alla Capitanata, alla Puglia, al Meridione, questo nuovo schiavismo riguarda l'Italia intera e tutto quel mondo in cui all'essere umano e ai suoi diritti viene anteposto il profitto di pochi.
Questo libro apre infatti una discussione ben più ampia del caso 'Ghetto di Borgo Mezzanone': si tratta dell'intero nostro modo di consumare. Un modo che sembra avere un unico tragico filo rosso: il fuoco. Quello che devasta le baracche dell'ex campo di aviazione come quello che fa morire i lavoratori del settore tessile in Bangladesh.
Pagare di più e controllare che non ci siano schiavi, è un lusso che ci DOBBIAMO imporre.
Forse che non possiamo risparmiare diversamente? Riciclo, riuso, scambio. E la sana frugalità che evita gli sprechi alimentari.
Così conclude la sua analisi Luca Pernice: "La costruzione di una società più equa ed inclusiva passa anche dalle nostre scelte quotidiane. A ciascuno di noi - nessuno escluso - è affidata la responsabilità di far sì che quanto accade possa non accadere più."