Intervista a Philipp Achammer, Obmann Svp e assessore all’integrazione della Provincia di Bolzano
di Mirza Latiful Haque
BOLZANO. Sui temi dell’immigrazione, dell’integrazione e della multiculturalità abbiamo rivolto alcune domande al nuovo segretario provinciale (Obmann) della Suedtiroler Volkspartei (SVP), Philipp Achammer, che è anche Assessore provinciale alla scuola tedesca, diritto allo studio e formazione professionale, cultura e integrazione. Nato nel 1985, Achammer è il più giovane consigliere provinciale altoatesino.
Assessore Achammer, anzitutto grazie per la sua disponibilità a conversare con il Gioco degli Specchi, giornale del Trentino-Alto Adige interculturale: dopo 4 anni di esperienza su carta, quest’anno il giornale è passato all'online, con una visione più regionale. Iniziamo con chiederle il motivo che ha mosso ad assumere, come assessore provinciale alla istruzione e cultura tedesca, anche la competenza in materia di integrazione. Avendo sicuramente idee e progetti in merito, cosa intende per integrazione?
L’integrazione è uno dei temi più importanti dei nostri tempi. Se riusciamo non solo a convivere tra persone con e senza background migratorio ma ad approfittare dell’enorme ricchezza di esperienze e competenze che oggi troviamo in Alto Adige siamo più preparati ad affrontare le sfide che il futuro ci riserva.L’integrazione per me è un processo reciproco con diritti e doveri di tutti i cittadini, sia con background migratorio che senza. Si tratta di “promuovere ed esigere” l’integrazione. Questo significa che chiediamo alle persone di impegnarsi al meglio possibile, sostenendole però anche tramite offerte adattate ai loro bisogni.
C'è chi coltiva, in fatto di integrazione, un sogno: esistono, è vero, delle strutture per la promozione della cultura, come Haus der Kultur; sarebbe auspicabile però anche una struttura per il dialogo tra le varie culture, per lo scambio di idee ed esperienze, per iniziative comuni. Qual è il suo pensiero in merito?
Il dialogo tra le varie culture è molto importante per promuovere la convivenza. Sono quindi molto contento se la società civile si impegna a questo proposito. Sono a disposizione delle associazioni che volessero parlare di questa idea con me.
Tale struttura potrebbe servire ad esperienze come la “Bangla School”, l'iniziativa di “doposcuola” per ragazzi e giovani immigrati per conoscere e approfondire la propria lingua madre e la cultura del proprio popolo, per non dimenticare le “radici”, ma anche la lingua (italiano, tedesco) e la cultura della terra in cui si trovano a vivere. Che ne pensa?
Innanzitutto è fondamentale che i figli degli immigrati imparino bene le lingue di insegnamento per avere le stesse possibilità dei loro coetanei che parlano una delle lingue ufficiali come prima lingua. In Alto Adige siamo però anche molto consci dell’importanza della lingua madre e quindi sostengo pienamente le iniziative di “doposcuola” volte a far conoscere ai figli degli immigrati le loro radici. Inoltre, credo che i giovani possono trarne un grande vantaggio: conoscendo le lingue e le culture sia dell’Alto Adige dove crescono che del Paese di provenienza dei loro genitori possono diventare dei veri e propri cittadini del mondo, un beneficio importante nel nostro mondo globalizzato.
Sempre in tema di dialogo interculturale: da qualche anno si celebra a Bolzano la Giornata Internazionale della Lingua Madre, proclamata dall'UNESCO nel 1999. Promossa dall'Associazione Bangladesh ma aperta ad altre comunità di immigrati e autoctoni, può divenire un'iniziativa comune a tutti i gruppi linguistici (anche Tedesco, Italiano e Ladino) presenti sul territorio?
Ho avuto il piacere di partecipare alle festività organizzate dall’Associazione Bangladesh quest’anno e trovo l’iniziativa particolarmente interessante. Un tale progetto può coinvolgere anche i gruppi linguistici storicamente presenti, diventando in tale modo un’occasione di dibattito su come valorizzare la lingua madre, tenendo sempre presente la cornice del nostro Statuto di Autonomia.
Un maggior dialogo con le varie comunità di immigrati può aprire secondo Lei a prospettive di scambio economico, oltre che culturale, tra la provincia di Bolzano e i paesi rappresentati da tali comunità?
Alcuni Paesi di provenienza degli altoatesini con background migratorio sono già mete della nostra economia, altri possono diventarlo in futuro. Il ruolo dei nuovi altoatesini può essere importante al riguardo e costituire un valore aggiunto: conoscono bene la lingua e la cultura della meta economica, spesso presupposti fondamentali per un successo economico all’estero.
La sua recente nomina alla guida del partito di maggioranza è stata vista come un rinnovamento generazionale nella politica locale. Ciò potrà influire anche sui rapporti tra gruppi linguistici e tra le varie etnie operanti nell'economia locale?
Direi che in generale la mia generazione ha un atteggiamento più rilassato di fronte al tema della diversità. Credo non sia solo auspicabile ma anche fattibile proteggere le proprie origini aprendosi contemporaneamente al mondo.
La posizione di alcuni rispetto all'immigrazione è forse dovuta ad atteggiamenti psicologici basati su preconcetti e pregiudizi, che portano a forme teoriche e pratiche di razzismo. Qual è la sua valutazione?
Una delle fonti del razzismo è sicuramente la paura di quello che non conosciamo. È proprio per questo che è importante parlare di immigrazione e integrazione in modo razionale, senza creare paure. Dobbiamo promuovere la conoscenza reciproca e dare la possibilità di esprimere i propri bisogni, rispettando sempre i bisogni degli altri. Non possiamo né lasciare soli coloro che hanno difficoltà a relazionarsi con la nuova diversità né accettare che le persone con background migratorio diventino vittime di pregiudizi e razzismo. Penso per esempio al mondo del lavoro dove, a causa di pregiudizi, persone con background migratorio spesso non sono ancora in grado di far valorizzare le loro competenze ed esperienze.
Dopo 4 anni di esperienza su carta, il “Gioco degli Specchi” è passato quest’anno all'online, nell’intento di facilitare l'accesso all'informazione e alla cultura, di ampliare la propria visione regionale e, in prospettiva, di diventare multilingue. Lei cosa pensa di questo giornale?
È un’iniziativa molto interessante per contribuire al dialogo interculturale e alla convivenza, dando voce alle diversità culturali in Trentino-Alto Adige. Si tratta di un vero e proprio arricchimento del paesaggio mediatico. Ringrazio quindi i collaboratori e auguro buon lavoro per il futuro!
Dopo le nostre idee e stimoli in tema di immigrazione e integrazione, lasciamo infine esprimere lei, Assessore Achammer, quali sono i suoi progetti personali e politici per il futuro dell'integrazione e, in generale, affinché si passi dalla coesistenza ad una sempre più costruttiva convivenza.
È importante parlare di integrazione in modo razionale senza creare polemiche. Voglio quindi coinvolgere tutti i partiti politici e la società nel definire il concetto di integrazione, i diritti e i doveri di ognuno. Abbiamo bisogno di un accordo di integrazione che coinvolge e si rivolge a tutta la società. Questo sicuramente è il progetto più importante in questo ambito per i prossimi anni.
Mirza Latiful Haque