Terremoti naturali, sociali e politici in Iran
di Soheila Javaheri*
Non ricordo come si chiamava. Noi lo chiamavamo il “Signor Guardia”. Abitavamo in un condominio di sessantasei appartamenti nel centro – nord di Teheran, e lui viveva in una piccola stanza davanti al cancello. D'estate era un forno e in inverno faceva invece freddissimo. Per il bagno doveva correre nei parcheggi dove c’era un appartamentino per l'amministrazione, la stessa che poteva licenziarlo con una semplice riunione di condominio presieduta dal capo dell'amministrazione. Era un tipo silenzioso, pochi capelli, con un forte accento, rispondeva con frasi brevi, molto brevi e poi si rifugiava nel suo silenzio, sotto la sua coperta, stesa nella sua stanzetta di due metri per due. Certe volte rimaneva anche quaranta giorni senza cambiare il turno, e poi andava a trovare la sua famiglia che viveva lontano dalla capitale. Una notte, dopo il terremoto, siamo tutti scesi in strada.
Avevano detto che sarebbe stata la via più saggia per proteggersi, ma l’abbiamo fatto anche per istinto e abbiamo passato la notte fuori, nelle automobili, sui marciapiedi. Alcuni giorni dopo sono andata a prendere una lettera, lui era silenzioso come sempre, ci siamo salutati e mi ha detto: “Se viene un terremoto forte, io svuoto tutti questi appartamenti”. E poi ha girato le spalle ed è andato nella sua stanza, come se avesse per un attimo pensato a voce alta, come se non mi avesse visto; forse ero piccola, forse sapeva che non lo avrei detto a nessuno, non lo so, ma ormai l’aveva detto... e io più che le parole avevo notato il suo sguardo, verso gli appartamenti, una rabbia comprensibile e accumulata, pronta ad esplodere. Sono passati più di vent'anni e le ondate sorprendenti delle proteste in Iran mi hanno fatto ricordare il suo silenzio, la sua rabbia masticata, il suo rancore. L’Iran sul piano geopolitico ha grandi probabilità di essere colpito dai forti scuotimenti sismici mediorientali, basti pensare alla posizione dell’Iran sulla linea dei terremoti Trump – Netanyahu da un lato e Netanyahu – Malek Salman dall’altro. Come confermano i dati scientifici «la maggior parte dei sismi, e la più pericolosa, è di origine tettonica, cioè si forma lungo le faglie dei margini attivi delle placche a causa del loro reciproco spostamento». L’altro giorno leggevo un articolo che diceva che sarebbe inutile anche correre in strada, perché dopo il terremoto, per esempio a Teheran, sono molto probabili incendi di grandi dimensioni, che avrebbero effetti distruttivi superiori allo stesso sisma. Ma se tutti viviamo sulla stessa terra, perché l’effetto di un sisma ha avuto un valore diverso per “Il Signor Guardia” e per noi? Penso che non abbiamo parlato, che non ci siamo relazionati con i consigli di amministrazione a cui partecipavano quegli uomini che sceglievano uno tra loro per dargli subito un potere smisurato, ottenuto dai sessantasei condòmini, un potere che poi esercitava al massimo su una o due guardie. Soprattutto per gli orari di utilizzo del bagno... Ma anche tra condòmini ci relazionavamo poco o niente. Ci si alza, si lavora, si cena, si dorme, si lavora.... L’unica relazione visiva tra i condòmini e la guardia erano le magliette degli uomini, che trovavi dopo un anno addosso al “Signor Guardia”. Dicono che si possono costruire case antisismiche, resistenti ai più potenti terremoti, come quelle che costruiscono i giapponesi... ma sarebbe un processo troppo lento e costoso... Cosa rimarrebbe? Se il sisma è un disastro naturale, bisogna imparare a relazionarsi oltre le maglie consumate. Bisogna conoscere il nome del “Signor Guardia” e, come dice un caro amico, elaborare la storia, e frattanto sperare che non arrivi un sisma tettonico.
*Soheila Javaheri, cittadina italiana di origine iraniana, regista, vive a Trento da quando hanno richiesto asilo all'Italia con il marito Razi Mohebi.