
Orologio e nécessaire di Gemma Zantoni, Albania
dagli anni 30 fino agli anni 90, prestati da Maia Tirana

Gemma è nata a Krk/Veglia ed è cresciuta a Pola, si laurea in lettere a Padova e nel 1935 sposa un ufficiale di marina albanese.

Lo segue nel suo paese e comincia a insegnare italiano e francese.
Grembiule ricamato, Ucraina, anni del secondo dopoguerra, prestato da Halyna Taratula

di Maria Rosa Mura
Il muro di Berlino è rimasto il simbolo della negazione di un diritto fondamentale dell'uomo, uno dei più elementari: muoversi, viaggiare, spostarsi per vivere altrove e poter tornare liberamente nel luogo da cui si è partiti.

I muri della vergogna. Pregiudizi e chiusure, muri visibili e mentali
di Marcella Orrù
della comunità Bahá’í di Trento
Incontro al Centro Astalli con Abdelazim Koko, referente per il centro, e Lara Zambanini, assistente sociale dell'area minori stranieri non accompagnati.
di Manuel Beozzo
di Alessandro Bezzi
(di Kaleidoscopio scs)
Il fatto è quasi paradossale: un atto di violenza razzista ha dato la possibilità di avviare un percorso di incontro. Il tutto è avvenuto nella nostra città: Trento.

Intervista a Philipp Achammer, Obmann Svp e assessore all’integrazione della Provincia di Bolzano
di Mirza Latiful Haque
Una testimonianza di Veronica Ciubotaru
Ascoltata e trascritta da Maria Serena Tait
Premio Pen Serbia ad Alice Parmeggiani per le migliori traduzioni dal serbo
di Maria Rosa Mura
Ho un debole per i traduttori, lavoro difficile, difficilmente riconosciuto, che mette in comunicazione mondi che altrimenti scorrerebbero paralleli senza incontrarsi mai. Tutti gli incontri passano dalla lingua e dagli sforzi per comunicare, dalla passione di chi impara la lingua altrui o di chi, avendo la fortuna di parlarne più d'una in famiglia, mette a disposizione di tutti questa sua ricchezza.
di Ambra Moser
Voglio continuare a sonnecchiare. Voglio continuare a sonnecchiare così magari quarantadue ore di treno passano più in fretta. Gli occhi li tengo serrati ché se li apro poi non li richiudo più e addio dolce dormiveglia che mi tieni più di là che di qua. Tienimi lì ancora un po’, anche quando passa il venditore di chai che strilla e sbatte il secchio unto per tutto il corridoio del treno.
