L’ultimo lavoro di Elvira Mujčić si presenta come un testo snello, di agevole lettura, che, nella sua brevità, affronta questioni centrali per la vita di moltissime persone, oggi. Il protagonista, narrato in terza persona, è Ismail, arrivato in Italia dal Gambia, con “tutte le regole per essere un perfetto immigrato” (p.81) che deve affrontare la Commissione che deciderà del suo destino: la credibilità, attendibilità, veridicità della sua storia, se verificate, dovrebbero garantirgli il permesso di restare e il romanzo ruota intorno a questo dilemma e al confronto con la voce narrante, alter ego dell’autrice, che per quelle maglie ci è già passata, molti anni prima, in cui tuttavia i tempi e le possibilità erano molte diverse. Come afferma l’autrice, in una intervista (qui), quando arrivò lei in Italia in fuga da una Bosnia a pezzi, non importava molto se fuggivi dalle bombe o dalla fame. Ora il panorama è del tutto cambiato e la storia di Ismail sta lì a dimostrarlo.
Il romanzo si traduce in una preziosa occasione di riflessione intorno ai criteri, e alla discrezionalità degli stessi, che stabiliscono chi meriti di restare o meno e lo fa con il consueto stile di Mujčić: delicato, ironico, mai gratuitamente provocatorio ma che va dritto al cuore delle questioni. Chi legge ha la possibilità di avvicinarsi, dato che comprendere risulta alquanto difficile, alla sospensione che vive una persona come Ismail, ai paradossi della sua condizione, alla cecità di un sistema cinico che rischia di mangiarselo nei suoi ingranaggi. Tuttavia non si tratta di una storia che tratteggia un povero immigrato vittima e impotente: Ismail è persona determinata, consapevole, coraggiosa e le figure che gli ruotano intorno mostrano anche un’altra Italia, quella di chi prende posizione, si affianca a, combatte per i diritti dei tanti Ismail. Il senso di frustrazione, dunque, non ha la meglio, nonostante ci siano passaggi della storia del protagonista che fanno presagire il peggio e non si tratta nemmeno, tuttavia, di una bella favola metropolitana: la realtà, con le sue storture e contraddizioni, c’è dentro tutta questa storia che però riesce a mantenere un precario equilibrio tra i poli estremi della disfatta e della emancipazione.