È l'edizione annuale dei testi che hanno partecipato al concorso Lingua Madre, a cura di Daniela Finocchi, con racconti di donne italiane che guardano alla migrazione per capire meglio se stesse e racconti di immigrate che a volte sono o diventeranno note per i loro scritti. Tra i molti temi affrontati: la possibilità di comunicare al di là delle barriere linguistiche, con il linguaggio dell'affetto e del corpo, la "doppia assenza", la sofferenza nel sentirsi sempre estranei, il ricordo nostalgico della casa dell'infanzia, il desiderio di appartenenza e il grido dei figli degli immigrati che fanno parte integrante del luogo in cui vivono.
La casa
Continua ad avere i colori della casa dell'infanzia: "L'appartamento con la stanza dalle pareti verdi è stato il primo luogo che ho chiamato "casa". Dopo quello, nessun altro ha saputo replicare quel senso d'assolutezza e assenza di dubbi." Gracy Pelacani, "Verde uguale casa", pag. 188-191
"Casa mia era il museo del futuro, tutto era acquistato per il futuro dei nostri sogni, che non avremmo avuto qui." Una casa costruita nel paese d'origine con grandi sacrifici, mentre i figli si perdono tra questi due mondi.
Migena Proi, "Il museo del futuro", pag 196-201
Straniera tra la stanza dell'infanzia e quella della nuova vita da immigrata: " Dalla sedia che non riconosco più mia, penso alla piccola stanza straniera, ai coinquilini, alle strade piene di traffico e di luci, agli autobus, alla fabbrica chiusa per ferie... Alla vita che là è mia, alla vita che qui... È 'straniera'"
Irina Serban, "Lo sguardo del passato", pag. 251 - 254
Il cibo
"All'improvviso mi sento fuori luogo, fuori paese, fuori pianeta.Mi sembra di essere in un posto del tutto sbagliato, perchè i miei ricordi sono sbagliati.La domenica di casa mia sapeva di brodo di carne, pollo fritto, purea di patate e pesche sciroppate.Come faccio a vivere qui se la parola "lasagne" non sveglia in me nessuna emozione?"
Michaela Sebokova, "Il profumo della domenica", pag 241 - 245
Seconde generazioni
Rahma Nur, "Volevo essere miss Italia", pag 173 - 177
Lingua
"Non capisco questa lingua, ma i segreti dell'arabo sembrano sciogliersi all'istante. I gesti di un corpo e il tono di una voce possono a volte essere più chiari di cento parole"
Sabrina Grappeggia, "B come Bahia", pag. 108 - 113