Un documentario che il regista cinese ha girato in 26 paesi che ad oggi vedono migliaia di profughi in fuga, nel disperato tentativo di superare confini, fili spinati, muri.
Dal Messico a Idomeni in Grecia, a Lampedusa, a Calaix alla Giordania, al muro tra Israele e Palestina, 65 milioni sono le persone costrette ad abbandonare le loro case, ad oggi. Un dato per tutti, a testimonianza dell'involuzione del nostro mondo: dal crollo del muro di Berlino ad oggi, gli stati con i confini militarizzati sono circa 70 nel mondo, più che raddoppiati rispetto a 30 anni fa. Un documentario duro, perchè dura è la realtà che fotografa.
Video interviste realizzate all'interno di un progetto di ricerca dottorale presso l'università di Bologna (campus di Forlì) da Federica Ceccoli.
Alcuni giovani nuovi italiani sono intervistati sul loro essere traduttori/mediatori quasi inconsapevoli. Colpisce la genuina saggezza e spontaneità di molti degli intervistati, che, tra difficoltà e soddisfazioni, compiono quotidianamente il loro mestiere di "traduttori" per genitori, amici, compagni in difficoltà.
Quarantacinque bambini con i loro genitori ci permettono di ragionare sul tema dell'integrazione. Il trailer è disponibile qui
Davide Sibaldi è regista, scrittore e pittore.
“Il primo meraviglioso spettacolo” è l'ultimo dei suoi film, un documentario patrocinato da AMNESTY INTERNATIONAL e sostenuto dall’UNICEF che affronta con positività e gioia le tematiche attuali dell’immigrazione e dell’integrazione di bambini stranieri e di bambini con disabilità psichiche e delle loro famiglie.
Basato sul libro “Giuseppe e lo Sputafuoco” scritto e illustrato da Davide Sibaldi e presentato al Salone del Libro di Torino 2016, il documentario racconta la storia di un grande spettacolo teatrale in cui recitano 45 bambini provenienti da 11 Paesi del mondo.
È la realtà plurale di Ghedi, in provincia di Brescia, che si manifesta soprattutto nelle interviste, ai bambini e ai loro genitori, che si alternano al lavoro per produrre lo spettacolo e si intrecciano con gli affascinanti disegni.
Il regista indaga le relazioni interpersonali, i rapporti con l'Altro, la coscienza di sè e la capacità di vivere in modo pieno; si sofferma soprattutto sul concetto di felicità e di quanto della gioia dell'infanzia possa permanere nell'adulto.
"Wallah - Je te jure"' racconta le rotte migratorie dall'Africa occidentale all'Italia, passando per il Niger, attraverso le storie e le testimonianze di donne e uomini in viaggio e delle loro famiglie. Villaggi rurali sel Senegal, stazioni degli autobus, "ghetti" dei trafficanti, case e piazze italiane fanno da sfondo a viaggi coraggiosi, dalle conseguenze spesso drammatiche. Alla frontiera europea che - "lo giuro su Dio" - alcuni dei protagonisti attraverseranno, si aggiungono poi le barriere della vita quotidiana in Italia.
Assistenti di produzione: Elisabetta Jankovic, Giacomo Zandonini. Prodotto da OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Trailer qui
E' stato proiettato a Trento, con la presenza del regista e di Giacomo Zandonini, il 14 dicembre 2016. Qui l'appuntamento con i dettagli
Film-saggio che partendo dalla drammatica esperienza dell'occupazione in Etiopia riflette sulle origini stesse dell'identità italiana. Diviso in due parti il film dà voce a sei intellettuali che analizzano attraverso le loro riflessioni il passato coloniale dell'Italia fascista e il presente italiano. La seconda è invece composta da una suite di montaggio che, destrutturando l'idea del documentario di propaganda del regime, indaga su ciò che in quelle immagini rimaneva velato.
Nell'agosto 2012 il comune di Affile (RM) inaugura un monumento dedicato al gerarca fascista Rodolfo Graziani, generale durante la Guerra d’Etiopia del 1935 e primo viceré della nuova colonia. La notizia raggiunge la stampa internazionale e suscita un indignato scalpore. A Graziani viene imputato l’uso delle armi chimiche e il ricorso a violenti rappresaglie contro la popolazione civile. Crimini di guerra per per cui non fu mai processato, e che appartengono indelebilmente alle più oscure e controverse pagine del colonialismo italiano. Le comunità etiopi in tutto il mondo, e non solo, si mobilitano e organizzano proteste che dagli Stati Uniti arrivano fino ad Affile. A 75 anni dalla caduta dell’impero coloniale italiano, nuove generazioni di etiopi e di italiani si confrontano su un passato tormentato e ancora irrisolto.Premio Globo d'oro e premio Imperdibili Festival dei Popoli
Questo il sito dedicato
Sponde è la storia dell'amicizia e della profonda relazione che nasce tra lo scultore e postino tunisino Mohsen e il becchino in pensione Vincenzo. Un giorno Mohsen Lidhabi, a Zarzis – Tunisia, cercando sulla spiaggia materiali per le proprie sculture, trova un corpo. Senza troppe domande decide di dare allo sconosciuto degna sepoltura, scatenando infinite polemiche nella propria comunità di origine e tra i sostenitori di Ben Alì. Su un'altra sponda del Mediterraneo, a Lampedusa, Vincenzo, assiste alla stessa epifania e prende la medesima decisione, sollevando le critiche della comunità religiosa che contesta l'uso delle croci per il seppellimento di uomini non cattolici. Poco dopo Vincenzo riceverà una lettera scritta in francese da un mittente sconosciuto che come lui ha scelto di dare sepoltura ai corpi senza nome arrivati dal mare in seguito alla Primavera Araba. I due uomini, Mohsen e Vincenzo, e il loro timido contatto ci parlano di un'umanità profonda che si confronta con l'osceno della storia attuale; le reazioni delle comunità di appartenenza raccontano, invece, della perenne lotta dell'uomo per la dignità, anche a costo dell'emarginazione
Rosi Lampedusa attraverso la storia di Samuele, un ragazzino che va a scuola, ama tirare sassi con la fionda che si è costruito e andare a caccia di uccelli. Preferisce giocare sulla terraferma anche se tutto, attorno a lui, parla di mare e di quelle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare, negli ultimi vent'anni, hanno cercato di attraversarlo alla ricerca di una vita degna di questo nome trovandovi spesso la morte. Rosi è rimasto per un anno a Lampedusa entrando nei ritmi di un microcosmo a cui voleva rendere una testimonianza onesta, a partire dallo sguardo di un ragazzino.
Il documentario di Nils Aguilar, versione in inglese, francese e spagnolo con sottotitoli in italiano, viene proiettato GIOVEDÌ 12 NOVEMBRE alle ORE 21 al Cinema Astra, corso Buonarroti 16, Trento, nell'ambito della settimana "Il rifiuto della Terra. Cambiamenti climatici e migrazioni". L'ingresso è gratuito.
Il documentario ha vinto prestigiosi premi in Oregon e in Colorado come Miglior opera prima e Miglior film sull’ambiente; esamina i pericoli costituiti dalla produzione agricola intensiva, dal consumo energetico e dalla scarsità di risorse e presenta esempi “virtuosi” di sistemi alternativi di agricoltura biologica in Francia, Regno Unito e Cuba, indicando un percorso dove la terra e l’uomo possano coesistere e supportarsi a vicenda in un modello di esistenza umana equilibrato, sano e sostenibile.
Tra gli intervistati anche Rob Hopkins, dalle cui idee è nato, in Inghilterra nel 2006 nella città di Totnes, il movimento culturale Transizione, meglio conosciuto come movimento delle Transition Towns. Transition Italia nasce nel 2008 per facilitare e supportare la diffusione di questo entusiasmante processo collettivo sul territorio italiano. Agisce come nodo locale (HUB) della rete internazionale di Transizione sulla base di un accordo (MoU) siglato con il Transition Network e si propone di informare, ispirare, incoraggiare, supportare e formare coloro che intendono considerare, adottare, adattare e implementare il modello della Transizione all’interno della propria comunità avviando una iniziativa di Transizione locale.
Il Kazakistan oggi vive lo stesso euforico sviluppo dell'Italia degli anni '60, con una crescita pari al 6%, basata soprattutto sull'estrazione di petrolio e gas. Viaggiando tra Aktau e Astana, Andrea Segre dà voce a contadini, pastori e giovani donne le cui vite sono rivoluzionate dall'impatto delle multinazionali del petrolio sull'economia kazaka.
Partendo da un dato di fatto, il boom economico del Kazakistan, e da una riflessione sui corsi e ricorsi dell'economia di mercato, Andrea Segre costruisce un film a tesi. Un incastro di parallelismi e accostamenti, di affinità e divergenze. Tra il Kazakistan del miracolo petrolifero e l'Italia anni '60, con immagini di Gela e delle speranze riposte nell'Agip; tra un lago salato su cui non sorge l'alba (o meglio sorge sempre dall'altra parte) e una laguna veneta che per il regista significa infanzia. E infine tra i pastori kazaki, attraversati dalla ventata di nuova ricchezza ma impermeabili ad essa, e i contadini analfabeti di Gela, protagonisti di interviste di repertorio.