
Nafas è una giovane donna afgana, fuggita dal suo paese durante la guerra civile e rifugiatasi in Canada dove lavora come giornalista. In una disperata lettera dall’Afganistan, la sua sorellina, mutilata nel corpo da una mina, e nell’anima dalle leggi del regime, le comunica di volersi togliere la vita prima dell’eclisse di sole, l’ultima del secolo, che sta per verificarsi. La donna decide allora di intraprendere un viaggio dal sapore surreale e fare ritorno a Kandahar per cercare di salvare, a tutti i costi, la sorella.
Alcune decine di anni dopo aver girato Siamo italiani, Seiler rivisita la stessa comunita' italiana che aveva osservato negli anni sessanta per coglierne i cambiamenti.
“Che fine hanno fatto Marco, Carolina, Maria Assunta, Antonio e gli altri?"
Per la sua ricostruzione va a cercare tutti gli interpreti della prima pellicola, raccontando le nuove storie e i percorsi degli immigrati ormai anziani e delle loro famiglie.
"È stato molto difficile far dire agli immigrati della prima generazione anche solo una parola negativa sulla loro esperienza in Svizzera. Quando ricordano le condizioni in cui erano costretti a vivere, quarant’anni fa al loro arrivo in Svizzera, dicono che «era un alloggio con i topi», e poi ne ridono: e più di così non dicono. Soltanto uno degli intervistati arriva ad ammettere che «eravamo molto schiavi»: ma un suo concittadino mi ha confidato che è stato questo l’unico passaggio del film che non gli è piaciuto. Credo che qui emerga la capacità di ognuno di noi di dimenticare e di rimuovere. L’odierno benessere economico, raggiunto con il duro lavoro in Svizzera, ha rimosso tutte le difficoltà, le discriminazioni. L’unico senso di dolore che rimane è per la lontananza, un senso di nostalgia per la propria terra". (A.Seiler)
- ted./It. con sott. in it.
La storia di Gioacchino Vaccaro, che nel 1954 parte da Palermo per gli Stati Uniti d’America, e della Vaccaro Pastry Shop, specializzata in cannoli. Un film di suoni ed immagini costruito con i vecchi nastri registrati mandati da Gioacchino Vaccaro ai parenti in Italia, alla fine degli anni ’60.
Gli emigrati siciliani in Tunisia e quelli tunisini in Sicilia, scambi e flussi che hanno generato vicende tra le più interessanti da raccontare. Storie dove l’integrazione e l’odio fanno parte di un unico universo. Dove il confine tra mondo islamico e quello occidentale è al tempo stesso evanescente ed insormontabile.
Alla realizzazione di questo documentario ha collaborato l'antropologo siciliano Franco la Cecla.
“Ué…paisà- atto I. Franchein” è un documentario nato dalla domanda: "è possibile integrarsi nel popolo italiano comunicando mediante l’espressione più radicata, ossia il dialetto?" In Italia, infatti, in ogni paese o città si parla un dialetto differente, a volte, più dell’italiano stesso. Ecco dunque l’incontro/intervista con Talla, ambulante senegalese, immigrato regolare.
Talla parla un dialetto barese dei più antichi, quello della città vecchia, quello stesso linguaggio proveniente da una realtà cittadina avvolta dall’emarginazione e dal disagio sociale. Talla, chiamato da tutti “Franchein“ (Franchino), esprime infinità dignità, sottolineando le diversità religiose, le difficoltà quotidiane, gli obiettivi futuri della sua vita.
Il dialetto è davvero una porta d’ingresso privilegiata per accedere nella società: dopo pochi minuti, superato l’impatto folkloristico, miracolosamente non ci si accorge quasi più della diversa colorazione della pelle perché, quella lingua, è compagna di vita di tutti gli italiani, nelle proprie rispettive cadenze e negli infiniti dialetti. Straordinarie, inoltre, e interessantissime, la gestualità e le espressioni di Franchein proprie di chi parla il dialetto barese.
Ultima considerazione: forse, la migliore comprensione di culture ed abitudini dei popoli, passa proprio dalla conoscenza profonda della lingua.
Storie di avventure metropolitane nella Parigi bleu, black, beur degli immigrati “invisibili”: quelle del tunisino “sans papier” Jallel che cerca invano di passare per algerino per avere asilo politico. Fa di tutto per integrarsi onestamente, ma non sfugge alla polizia.
Jess ha 18 anni ed è una ragazza di origine indiana che vive a Londra insieme alla sua famiglia. Il suo unico, grande sogno è quello di diventare una calciatrice come il suo idolo, David Beckham, il noto centrocampista del Manchester United. Ma i suoi genitori hanno tutt'altri progetti per lei e le tradizioni indiane alle quali la costringono a sottostare le creano non pochi problemi. Non riescono proprio a comprendere perché non si “sistemi”, come sta per fare sua sorella Pinky che è fidanzata con un giovanotto molto per bene, inizi a studiare legge e impari a cucinare un buon chapatti, il tradizionale pane indiano.
Tramite la sua amica Jules entrerà a far parte di una squadra di calcio femminile, assaporando fra l'altro la possibilità di andare negli Stati Uniti con una borsa di studio a giocare a calcio, dando così inizio ad un susseguirsi di casi, coincidenze e divertentissimi equivoci che andranno ad intrecciarsi con l'ancor più tortuoso matrimonio della sorella che dietro candide apparenze sta riservando a tutti delle sorprese.
Pieno di sensibilità per la forte comunità di italiani (circa 500mila) che vivevano in Svizzera, questo documentario racconta la storia della loro discriminazione. Considerati "un problema", gli italiani erano visti in modo stereotipato e considerati indistintamente noiosi, sporchi e pericolosi "non-cittadini", trattati malamente tanto dall'opinione pubblica quanto dai funzionari dell'immigrazione. Questo film venne bloccato dopo essere stato proiettato per la prima volta sugli schermi svizzeri perchè dipingeva una realtà preclusa a questo cinema.
Questo film venne bloccato dopo essere stato proiettato per la prima volta sugli schermi svizzeri, nel 1964, perché dipingeva una realtà preclusa a questo cinema.
L'autore non ha però rinunciato ad indagare questa realtà e torna a parlarne in "Vento di settembre", una analisi di quel che è successo a questi emigrati tanti anni dopo.
Si veda http://www.ilgiocodeglispecchi.org/film/scheda/vento-di-settembre.
It./Ted. con sott. in it.
Saimir e Edmond sono un padre e un figlio di quindici anni, immigrati in Italia dall’Albania. Tra i due c’ è un legame profondo ma un difficile rapporto di comunicazione. Il padre lotta per creare per sé e per il figlio un futuro diverso continuando ad usare, tuttavia, metodi illeciti: il traffico di clandestini provenienti dall’Europa dell’Est. Quando Saimir scopre che Edmond si è legato ad un noto mafioso albanese coinvolto nello sfruttamento della prostituzione, il ragazzo ha una reazione violenta. Inizia così un suo cammino tutto personale alla ricerca di un riscatto possibile.
Il ritorno della gente del Maghreb che vive in Europa alla propria terra d’origine durante le vacanze estive e lo studio dei diversi punti di vista e significati di questo ‘ritorno’: un esodo nella direzione opposta, un viaggio alla rovescia rispetto alla rotta disperata che migliaia di rifugiati intraprendono ogni anno dalle coste africane verso le nostre terre.