
Una oramai ordinaria storia di immigrazione dalle sponde africane del Mediterraneo sino a quelle italiane. L’autore ripercorre tutta la vicenda di una famiglia di pescatori che vede il progressivo peggioramento delle loro condizioni di vita, prima a causa dell’avvelenamento delle acque, poi della
morte in mare del padre, tragedia che obbliga il figlio primogenito a imbarcarsi verso l’Italia.
Pagine dure quelle che raccontano il naufragio dell’imbarcazione in cui si trova Ismael, il suo essere in balia delle onde, la permanenza al Centro, il rimpatrio.
Si tratta di una riedizione di brani concordata con l'autore; il corpo del testo è la definizione ragionata di razzismo su cui per anni Memmi ha riflettuto, sviscerandola, analizzando cause, comportamenti, terapie. «Il razzismo è la valorizzazione, generalizzata e definitiva, di differenze, reali o immaginarie, a vantaggio dell'accusatore e ai danni della vittima, al fine di giustificare un'aggressione o un privilegio». Una riflessione che ha attraversato tutta la sua vita e la sua opera di individuo ed ha portata universale. L'autore, ebreo tunisino di cultur
Il libro getta uno sguardo al passato e al presente della migrazione, agli effetti spaventosi che leggi disumane provocano nella vita delle persone. Qui sono raccolte testimonianze sui bambini che non potevano soggiornare in Svizzera insieme ai genitori se questi erano stagionali: o nascosti e chiusi in casa o lontani, con i parenti nel paese d'origine o in collegi oltre confine. Sono storie viste con gli occhi dei bambini e testimonianze di adulti, parlano della Svizzera e anche della triste Italia che si è inventata il reato di clandestinità.
L'autrice albanese torna su un tema a lei caro, quella della condizione femminile, osservata in questo caso da un osservatorio particolarmente aspro, quello del conflitto kossovaro, che nelle illusioni delle vittime sarebbe dovuto essere una "piccola guerra perfetta" ma che in realtà, al pari di ogni altro conflitto, semina morte. Le protagoniste sono tre donne relegate in un appartamento di Pristina, in balia delle milizie serbe. Dones ha il merito di riportare l'attenzione su un conflitto recente ma dimenticato, raccontato sulla pelle delle donne.
Libro di sole immagini che riunisce la storia di due migrazioni. Quella lontana degli inizi del ‘900, quando bastimenti carichi di italiani, spagnoli, irlandesi, tedeschi, polacchi, francesi lasciavano i porti europei per attraversare l’oceano e quella vicina, di oggi, dove magrebini, eritrei, curdi, sudanesi, pakistani cercano di raggiungere le coste europee. Un libro che nasce anche dall’esperienza della sua illustratrice, nipote di emigranti spagnoli in Argentina e migrante lei stessa dall’Argentina alla Spagna, fino all’Italia.