
Il volume, scritto a quattro mani con Matteo Sanfilippo, offre una ampia panoramica del fenomeno migratorio nel mondo: si tratta di un tema di fatto incontenibile, ma il pregio del volumetto di Carocci non sta certo nella pretesa di esaustività quanto nella volontà di fornire una ampia bibliografia per chi volesse approfondire il tema. Spazio è dedicato anche al fenomeno italiano e europeo, inteso sia nel suo movimento storico di emigrazione che in quello attuale di immigrazione.
La mostra Libri in viaggio continua il suo percorso e dal 14 al 26 marzo sarà all'Istituto Tambosi di Trento.
Presentazione il 16 marzo a cura di Stefano Zangrando.
Info dettagliate sulla mostra e sul catalogo alla pagina dedicata all'iniziativa: http://www.ilgiocodeglispecchi.org/node/932
"Non ho nessuna difficoltà a confessare che provengo da una famiglia di uomini calvi e onesti, che hanno sempre cercato, nel bene o nel male, ma sempre con audacia e coraggio, di sistemare la propria persona con dignità ed eleganza, nell’intento di porre rimedio a una semplice alopecia androgenetica. Niente di che, tutti gli uomini di questo mondo portano un pelato nascosto dentro di sé. Bisogna prendersi le proprie responsabilità, ogni calvo sa di che cosa sto parlando.
Tre racconti recita il titolo: ma, in questo piccolo volumetto di appena 88 pagine e formato atipico (rettangolare ma tendente al quadrato, 12x14,5 cm), le storie che si narrano sono molte, molte più di tre.Voci diverse si alternano e si incastrano, tra dialoghi serrati, racconti nel racconto e finali aperti (Il rapimento), ricordi che si intrecciano a esistenze straniate, (I quattro agosti della Signora Agostina B.), incontri che incrociano passato e presente (Sembra tutto O.K.).
I buchi neri di Sarajevo è la prima raccolta di racconti che Stanišić pubblica in Italia, pochi mesi dopo aver passato il confine dalla Slovenia, quasi un anno dopo la fuga dalla Bosnia allo scoppio del conflitto con la Serbia.

DIAMOCI UNA MANO.
Spettacolo teatrale.
Giovedì 24 febbraio ore 16.30
Introducono: i bambini della scuola dell'Infanzia di "Gardolo" (Melta di Gardolo).
Il secondo romanzo di Laila Wadia punta su una delle strategie retoriche più praticate nella sua scrittura: l'ironia. La protagonista, un buffo alter ego della scrittrice, racconta le sue vicissitudini dopo l'emigrazione in Italia, a Venezia, e da lì a Trieste. La struttura riflette quella di un diario, con i luoghi e le date che accompagnano la parabola migratoria della giovane indiana protagonista che affida alla scrittura dubbi e domande sugli italiani che incrocia.
Questo romanzo dello scrittore originario dell'Uruguay, trapiantato in Lombardia da metà degli anni Ottanta, è un testo che si legge, anzi si ascolta, tutto d'un fiato. Dico "si ascolta" perché l'impostazione, indicata sin dal titolo, vede una serie di vicende evocate in prima persona da un io narrante al proprio figlio: la proiezione nella dimensione dell'oralità, dell'ascolto, avvolge da subito il lettore.
Noi italiani neri. Storie di ordinario razzismo è l'ultimo libro dello scrittore di origine senegalese, già autore di un fortunato romanzo, Io venditore di elefanti, che ha inaugurato il fenomeno della "letteratura della migrazione" nel 1990 e che è stato ripubblicato a distanza di anni da Baldini&Castoldi.