La raccolta di racconti, o, come recita il sottotitolo, “frammenti di narrativa” dell’autore brasiliano, affronta uno dei temi, quello amoroso, più dibattuti nella storia della letteratura mondiale.
Un griot racconta la storia di Cousim Samba, eroe-antieroe, maledetto dal giorno in cui è venuto al mondo. Cacciato dal villaggio, in una bidonville africana attraversa le terribili esperienze del potere coloniale e del regime successivo all'indipendenza.
Un ragazzo molto giovane conosce l’amore, anche se proibito dalle consuetudini sociali del suo ambiente. Ma egli è forte, sicuro di sé, vive in un mondo tutto suo pur essendo profondamente legato ai suoi amici d’infanzia. E’ il suo segreto impegno politico, sulle orme del padre e del fratello, che lo rende diverso dagli altri. E’ stata la prova, superata, della tortura, subita da giovanissimo, a renderlo più forte, saldamente unito alla famiglia e al suo gruppo sociale, determinato nelle sue azioni.
Leyla, nata in un villaggio ai bordi del deserto, ha un legame particolare con la nonna, una nomade tuareg, grande narratrice. Il libro parla della crescita della bambina, della sua emancipazione grazie allo studio, delle vicende della sua famiglia di cui presenta innumerevoli personaggi, e contemporaneamente si apre sulla storia dell’Algeria negli anni della lotta per l’indipendenza e sui rapporti tra arabi, francesi ed ebrei.
Sono due racconti in cui rievocano la loro vita una contadina e un’insegnante.La prima ha vissuto la povertà dell’inizio del secolo e se ne è andata dall’Istria nell’esodo del secondo dopoguerra quando molte famiglie disperate si sono spaccate, dividendosi sulle due sponde dell’Adriatico; l’altra vive in Istria ai nostri giorni, sempre più sola in una terra intristita e abbandonata da tanti abitanti italiani.Ha vinto il premio Mondello come opera prima.
Assieme a Mario Fortunato l’autore scrive un diario del suo periodo di clandestinità in Italia: è il giovane laureato tunisino partito per la mitica Italia, senza ben sapere se parte come emigrante o per conoscere il mondo, ma che resta deluso nelle sue aspettative. Dal sud al nord della nostra penisola, da una città all’altra percorre tutte le esperienze dell’immigrato clandestino confinato ai margini della società. Non se ne ricavano solo informazioni sulla vita degli immigrati, ma anche una analisi della società italiana e del suo modo di rapportarsi con gli stranieri.
Un emiliano si trasferisce per lavoro a Tashkent, in Uzbekistan, dove insegna italiano presso l'università.
Sono otto racconti che aprono una finestra su Kingston e sulla sua popolazione, sull'interdipendenza tra l'isola e l'Inghilterra o gli Stati Uniti, tra chi resta e chi emigra; tensioni sociali e politiche trasmesse con le emozioni di individui veri. Nonne che allevano i nipoti quando le madri emigrano e a volte li lasciano per sempre. Bambine intelligenti e bellissime falciate dalla criminalità violenta del ghetto in cui vivono. Camere troppo piccole dalla cui miseria non si riesce ad evadere. Velleitari desideri di reagire alla politica di colossi come gli Stati Uniti.
Per molti Antigua è soltanto un’isola di spiagge bianchissime accarezzate dagli alisei, una per ciascun giorno dell’anno. Jamaica Kincaid, che ci è nata, ce ne mostra una faccia diversa. E, d’improvviso, è come se nello smalto verdazzurro dei Carabi si scoprisse una ferita in suppurazione, prodotta da politici predatori, interessati solo a perpetuare lo sfruttamento di chi, tanto tempo fa, colonizzò l’isola. Nulla riesce a contenere l’incalzare degli insulti che, con algida insofferenza, Jamaica Kincaid riversa su tutti, turisti compresi.